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18 Novembre 2010

Scarpe a mano

Pubbblicato da Alfredo de Giglio in 18 Novembre 2010

Nell’amplissimo panorama artigianale che l’Italia può vantare, forse unica al mondo per qualità e quantità, posto di rilievo ricopre l’ars sutoria o sutrina, l’arte calzolaia. Una specializzazione sempre più rara giacché, in questo campo, l’industria domina incontrastata.
E per rafforzarsi ama ricorrere anche, e paradossalmente, a denominazioni che non le appartengono, come l’abusato ‘fatto a mano’. Cosa e quanto di una scarpa è stato fatto a mano? Anche in questo settore, quindi, bisognerebbe porre dei paletti che aiutino da una parte il consumatore a spendere bene e in modo commisurato alla nobiltà dell’oggetto acquistato e dall’altro gli artigiani che vedono sparire la propria antichissima professione.
Già nell’Antica Roma c’era un ‘collegio dei sutores’, che riuniva gli artigiani migliori e aveva come scopo quello di tramandarne l’arte.
Tra le cause che hanno decretato la progressiva scomparsa di questo tipo di artigianato c’è la disinformazione e la scarsa conoscenza del settore. Se una scarpa etichettata con ‘lavorazione manuale’, seppur industriale, costa 4/5 volte di meno di una artigianale al 100%, il mercato privilegerà sempre quella più economica. Perché le due opzioni sembrano sullo stesso livello.  Ci sono invece tre territori contigui ma distinti.
L’industriale, quello fatto a macchina ma che prevede alcuni passaggi manuali e quello frequentato da chi utilizza esclusivamente gli strumenti di una volta.
Tutti e tre hanno, naturalmente, legittimità d’esistere. È importante, però, che non si creino contrapposizioni indebite, di prezzo e soprattutto di denominazioni.
Uno degli equivoci più diffusi riguarda la lavorazione Goodyear. Negli ultimi anni questo termine ha invaso il mondo come sinonimo di calzatura eseguita a regola d’arte, fino al punto di essere affiancato alla scritta ‘fatto a mano’. Ma è bene sapere Goodyear è il nome della macchina che esegue la cucitura a vista della suola.
Quindi, purtroppo, dubitate di poter trovare una calzatura completamente artigianale quando trovate la dicitura ‘Goodyear fatto a mano’ oppure ‘Goodyear made by hand’.

Una scarpa fatta a mano la si distingua immediatamente dalle cuciture. Queste sono la cartina al tornasole per saggiarne il grado di artigianalità. Ne esistono fondamentalmente 4. La prima, quella basilare, è la Blake, interna, che si applica unendo tomaia e suola in un unico corpo. Questa operazione, l’unica che si effettua con l’ausilio di una macchina, connota i modelli base, più semplici. Passiamo poi alla cucitura a guardolo, una striscia sottile di cuoio applicata esternamente tra la tomaia (la parte superiore della scarpa) e la suola, precedentemente uniti con la Blake.

Il guardolo cucito alla scarpa dall’artigiano Serafini

Da questa lavorazione in poi aumenta il grado di impermeabilizzazione della scarpa. La norvegese, infatti, si applica così: la tomaia non viene chiusa all’interno (come nella Blake) ma all’esterno, formando una L. La base viene fissata attraverso decine di cuciture a mano alla suola.
L’ultima, ancora più elaborata è la tirolese, una norvegese con l’applicazione del guardolo esterno, che garantisce maggiore robustezza e impermeabilità ma è adatta ad una scarpa dall’aspetto molto robusto e imponente.
Naturalmente la pratica è molto più complicata e laboriosa di questa semplice spiegazione. Tali e tante le variazioni (cuciture doppie, ondulate, intrecciate, miste, etc) che possono far variare il tempo di realizzazione di una scarpa dalle 8 alle 27 ore, con centinaia di punti passati a mano!
Il prodotto artigianale, però, è fatto per durare, per essere riparato più volte, al riparo dalla l’obsolescenza delle mode. 

 La cucitura fatta a mano da Peron&Peron
  

 Una francesina bicolore di Riccardo Freccia Bestetti



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Alfredo de Giglio
Alfredo de Giglio
25 anni di esperienza nella comunicazione, nel giornalismo e nel marketing. È stato capo Ufficio Stampa di multinazionali come Hilton International e Avis Autonoleggio; ha creato e sviluppato progetti di comunicazione per BAT, Manifatture Sigaro Toscano, Corpo Forestale dello Stato e molte altre aziende. In campo giornalistico, è stato Direttore Responsabile di alcuni magazine. Autore di numerosi articoli per testate nazionali su argomenti quali lifestyle, travel, motori, cinema, alta orologeria. Nel 2010 fonda il laboratorio editoriale Stilemaschile per dare a tutti gli uomini eleganti qualcosa da leggere, finalmente...

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