Seconda parte. Dopo gli antiestetici giullari, gli uomini di classe.
Con la nostra spiegazione di cos’è l’eleganza per Stilemaschile esordimmo nell’ottobre del 2010.
Il titolo dell’articolo: Stile, coerenza, dignità e rispetto.
Uno stralcio:
…Una cinta logora, una giacca imperfetta, una scarpa vissuta. La società del consumismo, o dello spettacolo come la chiamavano i ‘situazionisti’ francesi alla Guy Debord (attualissimi e per questo dimenticati), ci fa credere nelle mode che, per definizione, sono volatili e inconsistenti.
Dobbiamo uscire da questa logica. Pochi hanno la statura morale e culturale per farlo.
Un esempio su tutti, il principe Carlo d’Inghilterra. Tempo fa è stata pubblicata da qualche blog una sua foto con ai piedi delle scarpe francesine nere lise e rattoppate.
Lui stesso ebbe a dichiarare al Times come quelle fossero scarpe che gli erano state confezionate da John Lobb su misura (come da prassi, naturalmente): “Indosso certe scarpe da 40, 45 anni e intendo farmi seppellire indossandole… Sono scarpe che costano, ma durano. Hanno bisogno di essere risuolate ma tutto ciò crea lavoro per chi fa certi mestieri. Invece di buttare via tutto, c’è un grande potenziale per un’economia basata sulle riparazioni. Vale per tutto, vale anche per l’abbigliamento. Io indosso ancora vestiti, giacche, che ho comprato nel 1969. Certo bisogna impegnarsi un po’ per mantenere una forma ancora in grado di entrarci, in quei vestiti. Ma ne vale la pena. Perché la cosa più importante è conservare una cultura, e la cultura ci arriva dalle comunità rurali, cresciute nel corso di migliaia di anni, in cui hanno formato i loro costumi, le loro abitudini, le loro tradizioni. La tragedia della nostra epoca è che, gettando via tutte quelle cose, perdiamo il contatto con la nostra identità più autentica. Il contatto con la natura”.
Noi di Stilemaschile sottoscriviamo tale dichiarazione e la rafforziamo anche un’altra frase di un altro gigante dell’eleganza mondiale, che con il Principe stimiamo per stile e coerenza, Ralph Lauren, che sul libro celebrativo dei suoi 40 anni di carriera scrive di essere affascinato da tutto quanto porti i segni di una storia. Per questo si fece fotografare per la copertina del Time con una camicia di jeans lisa e sfibrata o per altri giornali con un giubbotto logoro.
Tali esempi sono simboli da ponderare. C’è un bell’aggettivo, vissuto, che si applica all’abbigliamento. È bello perché racchiude una complessità di significati, come se al singolo capo si attribuisse una vita vera e propria. Il discorso è qui enunciato solo in nuce…
Quindi, sintetizzando con quattro aggettivi una nostra definizione di eleganza diciamo che l’abbigliamento deve essere:
– vissuto,
– artigianale,
– coerente,
– sobrio.
Ne approfondiremo poi i significati di ciascuno.
Per ora, vi lasciamo con alcuni esempi concreti e viventi (uno è di fantasia…) di uomini di stile.
Come vedete, gli uomini di classe hanno uno scatto in più. Riuniscono i 4 prerequisiti dando un valore aggiunto che è la loro personalità.
E’ una lezione che il Duca di Windsor (e prima Edoardo VII) ci hanno insegnato.
Nella terza parte di questa serie vedremo chi sono ben vestiti, quelli che sanno fare bene i compiti ma senza alcuna particolare forma di eleganza.
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