Nella seconda parte degli Orrorimaschili versione magazine (le pillole del blog sono invece arrivate a 9 e le leggete nell’apposita categoria a latere), abbiamo parlato di confusione di ruoli, che spesso si invertono inconsapevolmente e irrimediabilmente.
Osservando alcune pubblicità apparse sui principali mensili maschili, la nostra convinzione trova inconfutabile sostegno. Le adv (advertising) sono i principali strumenti per compredere il periodo in cui viviamo. Da come vengono rappresentati il ruolo maschile e quello femminile capiamo la nostra società e possiamo darne la seguente lettura.
(Tralasciamo gli spot televisivi, che propongono il maschio come un minus habens che non sa neanche attivare un deodorante per ambiente e la donna come solerte custode dell’igiene e della salute familare, e soffermiamoci sulla carta stampata, molto più interessante. E’ qui, dato il lettorato specialistico più in target con l’obiettivo editoriale, che troviamo le sorprese più insidiose).
Abbiamo trovato la seguente doppia-pagina di Cesare Paciotti.
La scena richiama incontrovertibilmente gli anni ’60 e più specificatamente un film come Blow Up, di Michelangelo Antonioni. Guardando con attenzione i segnali disseminati in questa pubblicità, c’è qualcosa che ci lascia perlessi. Anzi, più di una.
Ad una prima lettura l’uomo è un videomaker/regista/fotografo che sta immortalando la sua musa in atteggiamento provocante. Lui regge in mano l’attrezzo del mestiere, con chiaro rimando simbolico a qualcos’altro. Lei a 4 zampe mostra il suo lato posteriore e posiziona la testa in diagonale con il finto obiettivo e tra le gambe di lui.
Sembra quindi una scena di seduzione abbastanza esplicita e classica.
Ma non è così.
L’uomo non guarda nulla. Né l’obiettivo né la sua musa, mostrando di non avere né desiderio né partecipazione né addirittura volontà. Le sue gambe, invece di essere divaricate sono serrate ad x, una posizione molto femminile di chiusura/apertura nei confronti del predone sessuale. Quindi lui sembra del tutto disinteressato alla scena, svuotato di ogni interesse, un manichino/bambolotto.
Lei, invece, rivela sguardo e atteggiamento ferino. Lo sguardo in camera (camera look), è un espediente per accorciare la distanza tra chi osserva e chi è osservato. Lo ha chi conduce il gioco, chi vuole preparare il lettore/voyeur a cosa sta per assistere.
E ‘visto’ che lo sguardo è l’atto programmato che precede l’azione è lui dovrebbe guardare in camera, non lei.
Se capovolgiamo i soggetti invertendo lui/lei avremmo la raffigurazione classica dei due ruoli sessuali.
Come vediamo nell’immagine simbolo di Blow Up:
Non c’è alcun dubbio chi qui sia l’uomo e la donna. Il fotografare è qui rappresentato come un atto intimo tra oggetto e soggetto.
Il film è del 1966. Oggi siamo nel 2011. Tanto, troppo, è cambiato.
PS Abbiamo trovato online questa foto, scattata durante un vero shooting di moda. Lo sguardo di lei ed il suo atteggiamento (braccia in alto) spiegano bene la situazione.
PS2 La lettura critica delle pubblicità maschili, e non solo, è stata inaugurata qualche anno fa da Giancarlo Maresca prima sul sito del Cavalleresco Ordine delle Nove Porte e poi su Monsieur. Glielo dobbiamo.
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