Tra i generi cinematografici più eleganti (in senso formale ma non solo) c’è senza dubbio il noir con le sue derivazioni. In Francia visse un momento fortunatissimo a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso e fu battezzato polar, crasi tra poliziesco e noir. E’ un genere da uomini, come il western americano, il wǔxiápiàn cinese, il jidai geki giapponese.
Lo stile è dato dalla messa in scena secca e priva di orpelli, dal montaggio serrato, dalle luci fredde (derivate dall’espressionismo tedesco) e dalle molte ombre, anche simboliche.
I personaggi sono ambigui, non c’è confine netto tra buoni e cattivi (infatti alcuni attori, Bogart su tutti, li interpretano entrambi); ognuno ha un suo codice d’onore, legato indissolubilmente ad un destino amaro (esemplare, in questo, il capolavoro di Michael Mann, Heat-La sfida). La metropoli diventa uno spazio opprimente, un labirinto senza via d’uscita. I noir americani talvolta coincidono con gangster movie o con gli hard-boiled movie (quelli con gli investigatori privati tipo Philip Marlowe), dove cattivi e buoni si trovano a lottare con un nemico da cui, spesso, non c’è via di scampo.
Questa veloce premessa vuole sottolineare come il polar metta in scena una realtà cruda, malmostosa, incerta, contraddittoria.
Solamente il caso vuole che uno si trovi dalla parte del bene o del male. Ma poi, cos’è il bene e il male?
Nel film I senza nome, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, anche l’abbigliamento non aiuta a distinguere le due fazioni in lotta ma, anzi, contribuisce a creare quella confusione che non permette nessuna lucida e univoca interpretazione.
I tre protagonisti principali (escluso Gian Maria Volontè) indossano un trench, lungo e allacciato.
Alain Delon: Corey, ex galeotto, coinvolto in una rapina ad una grande gioielleria parigina
Yves Montand: Jansen, ex tiratore scelto della polizia, radiato dal corpo per alcolismo ed afflitto da deliri e allucinazioni, aiuta i rapinatori.
Il film (“Le cercle rouge” il titolo francese) si apre con questa citazione:
Buddha prese un pezzo di gesso rosso, tracciò un cerchio e disse: Se è scritto che due uomini, anche se non si conoscono, debbono un giorno incontrarsi, può accadere loro qualsiasi cosa e possono seguire strade diverse, ma al giorno stabilito, ineluttabilmente, essi si ritroveranno in questo “CERCHIO ROSSO”.
Qui Delon è Frank Costello faccia d’angelo (Le Samouraï ), un killer spietato, ancora diretto da Melville nel 1967.
Ancora con un trench.
Questo invece è Philip Marlowe, interpretato da Bogart e uscito dalla penna di Raymond Chandler, l’icona per eccellenza di questo genere di film. Naturalmente in impermeabile.
Per chi volesse approfondire il tema del noir, consigliamo questo efficace articolo.
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